Il gomito rigido
Gomito rigido: il trattamento conservativo
Il trattamento riabilitativo del gomito rigido è tutt’altro che semplice sia per il paziente che per il terapista.
Il periodo di riabilitazione è spesso di molti mesi durante i quali il paziente si può scoraggiare, tanto da abbandonare le sedute o accettare un risultato parziale. Quando questo accade è comprensibile, perché spesso i pazienti affetti da gomito rigido giungono all’intervento di artrolisi di gomito avendo già sostenuto parecchi mesi di riabilitazione, con risultato scarso o addirittura nullo. Questo genera frustrazione e scoraggiamento e l’idea di dover ricominciare d’accapo, dopo l’intervento chirurgico, con le numerose sedute di riabilitazione, non è certo di aiuto.
La riabilitazione è maggiormente efficace quando il tipo di rigidità è estrinseca (extra-articolare), ovvero è causata da contratture e retrazioni dei tessuti capsulari, tendinei e/o muscolari. È meno efficace in presenza di ossificazioni e danni meccanici all’articolazione vera e propria.
L’obiettivo è quello di vincere gradualmente la retrazione tissutale, senza creare ulteriori traumi all’articolazione del gomito.
Se la riabilitazione è aggressiva, il gomito reagirà irrigidendosi ancora di più!
La riabilitazione si basa su esercizi di mobilizzazione articolare, sull’uso di splint e tutori che mantengono, al termine della sessione riabilitativa, il gomito nella posizione di volta in volta guadagnata, alternando un periodo di qualche ora con il gomito in estensione, ad un periodo di egual durata con il gomito in flessione. Il tutto senza creare eccessiva infiammazione, traumi o eccessivo dolore. Molto utile anche l’utilizzo di C.P.M. (movimento continuo passivo), macchinari (definiti anche chinetec) che adeguatamente programmati con il supporto del terapista, fanno eseguire al gomito un continuo movimento passivo articolare. Tali strumenti sono di certo di ausilio alla riabilitazione, ma non possono sostituire in alcun modo il terapista.
È necessario porre molta attenzione ad una eventuale e molto frequente, irritazione del nervo ulnare che decorre nella regione mediale (interna) del gomito (doccia epitrocleo-olecranica). Infatti, accade che l’infiammazione causata da traumatismo spesso può determinare una fibrosi aderenziale che impedisce al nervo di scorrere durante la flessione del gomito. I tentativi di flessione forzata del gomito possono creare danni anche seri al nervo. Questo, e non solo, è uno dei motivi per cui la così detta mobilizzazione in narcosi è ormai abbandonata da anni e il suo impiego è da sconsigliare.
Quanto fino ad ora descritto si applica anche alla riabilitazione post-operatoria.