Paralisi del Plesso Brachiale: diagnosi e tempistica del trattamento

“Quando posso essere operato per risolvere la paralisi?”
Questa è la domanda che più frequentemente viene posta al chirurgico dei nervi periferici.
Dietro questa domanda si possono leggere le preoccupazioni e le paure del paziente (spesso molto giovane) e dei genitori. La risposta non è semplice e spesso è necessario attendere, anche se il cuore vorrebbe rispondere: subito!

Presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini si è recentemente svolta la 4° edizione del corso base di Microchirurgia, un’iniziativa formativa rivolta sia ai giovani specialisti in ambito di ortopedia e chirurgia plastica, sia agli specializzandi, propedeutica al corso avanzato di Microchirurgia di cui il Dott. Ignazio Marcoccio è ormai da XVI edizioni il coordinatore. Tra i relatori chiamati ad intervenire anche il Dott. Ignazio Marcoccio a cui è stato chiesto un approfondimento in ambito di lesioni del plesso brachiale.

“La scelta di quando è meglio operare, e quando invece è meglio aspettare – ci ha spiegato il Dott. Ignazio Marcoccio, specialista in chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva dei nervi periferici -, presuppone la conoscenza approfondita del complesso sistema del Plesso Brachiale. Infatti, un intervento troppo precoce rischia di interferire con il normale e fisiologico recupero di un nervo traumatizzato, che con il tempo potrebbe recuperare da solo, al contrario un intervento eseguito tardivamente, ridurrebbe le possibilità di un buon recupero.

Le lesioni del plesso brachiale, data la loro complessità, sono curate in pochi centri in Italia: interessano generalmente i giovani soprattutto a seguito di traumi ad elevata energia cinetica, come per esempio una caduta in motorino in cui, a seguito di un importante trauma, si verifica una distorsione tra collo e spalla, i nervi tendono a stirarsi o, nei peggiori dei casi, a strapparsi. Si tratta di lesioni gravissime che comportano non solo la paralisi del braccio colpito e un’intensa sensazione di dolore, ma che hanno ripercussioni psicologiche importanti considerata anche la giovane età delle persone statisticamente colpite (dai 14 ai 30 anni). La chirurgia con cui si riparano queste lesioni è molto complessa, ma al tempo stesso può restituire, nei casi più fortunati, una dimensione di vita accettabile con un recupero per lo meno parziale dell’arto danneggiato”.

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