Le lesioni della fibrocartilagine triangolare

Lo scorso il 19 aprile Il Dott. Ignazio Marcoccio, specialista in Chirurgia della Mano e Microchirurgia dei Nervi dell’Istituto Clinico Città di Brescia, è stato invitato dal Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia della Mano del Policlinico di Modena, il Dott. Roberto Adani, in occasione del tradizionale incontro monotematico organizzato ogni anno. “È stata un’esperienza molto emozionante” – ci ha raccontato il Dott. Marcoccio che proprio a Modena ha trascorso 5 anni durante il percorso di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia con particolare attenzione alla chirurgia della mano e dell’arto superiore. “A distanza di anni, essere chiamato come docente e sedermi dall’altra parte del tavolo è stato davvero molto gratificante. L’opportunità, poi, di ritrovare alcuni dei miei colleghi con i quali ho condiviso la specialità e che oggi lavorano lì in qualità di specialisti, oltre a conoscere i nuovi specializzandi (la platea era composta da oltre trenta tra specialisti e specializzandi) è stata davvero una bella esperienza. L’argomento per il quale sono stato chiamato e che ho avuto il piacere di approfondire in veste di esperto è stato il percorso diagnostico e chirurgico delle lesioni della fibrocartilagine triangolare. Questa piccola struttura fibro-cartilaginea, definita anche come il ‘menisco’ del polso, infatti, non è molto conosciuta: è una struttura complessa che gioca un ruolo assai importante nella stabilizzazione dell’articolazione radio-ulnare distale e in tutti i movimenti di rotazione dell’avambraccio (prono-supinazione). Ho descritto tutti i meccanismi traumatici che comportano la lesione della fibrocartilagine: le cadute, per esempio, con il polso in estensione per proteggerci dal terreno oppure le rotazioni estreme dell’avambraccio. Una volta presi in esame i vari tipi di lesione, dalla più semplice alla più complessa, mi sono soffermato sulle diverse strategie di trattamento chirurgico, rigorosamente artroscopiche. Questa tecnica, infatti, pur non essendo ancora eseguita da molti colleghi, grazie all’artroscopia di 2.9 mm di diametro, consente al chirurgo di suturare e riancorare la fibrocartilagine che si è staccata dall’osso, il tutto senza dover ricorrere alla classica chirurgia a “cielo aperto”, ma solo a piccoli tagli. È stata una lezione di 40’, piacevole e molto seguita che ha dato vita, al termine del mio intervento, ad un costruttivo e proficuo scambio di vedute”.

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